E’ un test che permette di prevedere quello che sarà il futuro dei denti del paziente e di programmare la frequenza dei controlli e delle sedute di fluorizzazione.
Quando si esegue?
E’ utilissimo in caso di pazienti (soprattutto bambini) con elevata recettività alla carie.
In questi casi, va effettuato prima di iniziare la terapia e, se necessario, ripetuto in seguito.
Viene eseguito anche alle puerpere, immediatamente prima del parto, per valutare quali e quanti germi la futura mamma può trasmettere al nascituro.
A che cosa serve?
Permette di determinare le caratteristiche della saliva correlate con la carie:
- quantità;
- acidità;
- microrganismi legati alla carie;
- microrganismi legati all’assunzione di zuccheri.
Come si esegue?
Il paziente scioglie in bocca una compressa inerte, che ha la funzione di stimolare la salivazione.
La saliva prodotta nell’arco di 5 minuti viene raccolta in un piccolo contenitore.
Successivamente, ne viene misurata la quantità: maggiore è il flusso di saliva, maggiore è il lavaggio che avviene in bocca e, di conseguenza, minore il rischio di carie.
Con l’ausilio di speciali rivelatori, si calcola poi l’acidità della saliva: a saliva più acida corrisponde una maggiore probabilità di carie.
Si indaga infine sulla presenza di batteri, che, come già detto, possono essere legati alla carie oppure all’assunzione di zuccheri: la saliva raccolta viene stesa su un terreno di coltura e posta all’interno di un apposito incubatore (vedi foto).
Dopo qualche tempo, dalla valutazione della coltura è possibile rilevare la presenza o meno di:
- Streptococcus Mutans (il microrganismo responsabile della carie);
Lattobacilli (batteri rivelatori di un’eccessiva assunzione di