DENTISTI VERONA – DENTISTA VERONA: UNA SCARSA SALUTE ORALE PORTA AD AVERE MENO MEMORIA?

Un nuovo studio ha permesso di portare alla luce che una scarsa salute orale può anche essere collegata a problemi di pensiero e cognitivi.

Gli scienziati del Department of Dental Ecology presso l’University of North Carolina a Chapel Hill, hanno infatti scoperto che perdita di denti e gengive sanguinanti potrebbero essere un segno di declino nella capacità di pensiero nella mezza età.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista The Journal of American Dental Association, in cui sono riportati i dati dell’analisi, su 6000 persone di età compresa tra i 45 e 64 anni, che comprendeva prove di memoria e capacità di pensiero, correlati agli esami sui denti e gengive.

Da questi dati, si è scoperto che il 13% non possedeva denti naturali e tra quelli che possedevano i propri denti, un quinto ne possedeva meno di 20. Più del 12% aveva problemi di sanguinamento gengivali gravi e tasche gengivali profonde.

A seguito dei test cognitivi, invece, si è osservato che coloro che possedevano ancora i loro denti conseguivano maggiori punteggi su memoria e pensiero, tra cui il richiamare alla mente parole, la scioltezza di linguaggio e abilità con i numeri. Coloro che presentavano anche emorragie gengivali, oltre ad avere meno denti, riportavano punteggi peggiori nei test cognitivi, sempre rispetto a coloro che avevano più denti e una migliore salute gengivale.

Al momento, una relazione causa/effetto non è stata ancora stata trovata, e il perché di tutto ciò non è chiaro: i ricercatori ipotizzano che dietro a un deficit cognitivo vi possano essere molteplici fattori.

È stato ipotizzato che una scarsa salute orale si può riflettere su una dieta povera, e che la mancanza dei cosiddetti “cibi per la mente”, ricchi di antiossidanti, potrebbe allora contribuire al declino cognitivo. Potrebbe anche essere che una scarsa salute orale possa portare a evitare certi cibi, contribuendo altresì al declino cognitivo.

I ricercatori ritengono molto importante quanto scoperto perché potrebbe portare a riconsiderare i fattori di rischio, nelle persone a rischio demenza e malattia di Alzheimer, in particolare quelle tra i 50 e i 60 anni.

Da www.sosdentista.it

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